Andrea Palladio

Il più grande architetto del ‘500 nel cuore della Marca Trevigiana

Nato a Padova nel 1508, Andrea Palladio fu l’architetto più importante della Repubblica di Venezia, nel cui territorio progettò numerose ville (le ville venete per antonomasia), chiese e palazzi (specialmente a Vicenza, dove visse). La formazione dell’architetto avvenne sotto la guida di Gian Giorgio Trissino, umanista e letterato. Dopo la morte del suo mentore, Palladio collaborò con Daniele Barbaro che lo introdusse a Venezia.

Nel 1570 fu nominato alla prestigiosa carica di Proto alla Serenissima (architetto capo della Repubblica), subentrando a Jacopo Sansovino. Nello stesso anno pubblicò “I quattro libri dell’architettura”, in cui vengono illustrate gran parte delle sue opere. Alla sua morte nel 1580 gran parte delle sue architetture dovevano essere ancora completate.

Villa Barbaro a Maser

La villa fu edificata, su disegno di Palladio, nel 1550 per la famiglia Barbaro. Nella costruzione del complesso, l’architetto interviene con abilità, riuscendo a trasformare una casa già esistente sull’area agganciandola alle barchesse rettilinee e scavando sul fianco del colle un ninfeo con una peschiera dalla quale, grazie ad un sofisticato sistema idraulico, l’acqua viene canalizzata negli ambienti di servizio e quindi raggiunge il giardino ed il brolo.

All’interno della villa Paolo Veronese realizza quello che è considerato uno dei più straordinari cicli di affreschi del Cinquecento veneto. Ai piedi del declivio su cui sorge la villa, Palladio realizza un raffinato tempietto destinato ad essere oltre che chiesa parrocchiale, anche la cappella della villa.

Villa Emo a Fanzolo

La datazione della villa è controversa, ma dovrebbe fissarsi al 1558, dopo villa Barbaro, con la quale condivide l’impostazione generale. Palladio costruisce questo complesso per Leonardo Emo, la cui famiglia possedeva proprietà a Fanzolo dalla metà del ‘400. La composizione della villa è gerarchica, dominata dal corpo padronale, rialzato e con un’imponente scalinata sul fronte; ai lati due lunghe barchesse simmetriche terminano con le due torri colombare.

L’edificio è decisamente più semplice rispetto a Villa Barbaro di Maser: le finestre sono senza cornici, l’ordine che decora il corpo centrale è quello dorico. A tale minimalismo sugli esterni, per contrasto corrisponde una decorazione interna straordinaria, opera di Giovanni Zelotti.

Palladio e la Repubblica di Venezia

La prima occasione di intervento palladiano nella capitale lagunare è la progettazione di una nuova facciata per la chiesa di San Pietro di Castello nel 1558. Seguì poi, nel 1560, la costruzione del refettorio del Monastero di San Giorgio Maggiore commissionata dalla ricchissima congregazione dei Benedettini.

Pochi mesi dopo gli fu commissionato il Convento della Carità, al cui interno trova posto la stupenda scala ovata vuota nel mezzo. Di notevole importanza sono inoltre le chiese disegnate dall’architetto: quella di San Giorgio Maggiore, il Redentore, realizzata come ex-voto della Serenissima, dopo la peste che dilaniò la città nel 1575 e l’adiacente chiesa delle Zitelle.

L’opera palladiana a Vicenza

Palladio realizzò gran parte delle sue opere a Vicenza. Tra le più conosciute, si ricorda il Palazzo della Ragione con il suo susseguirsi di serliane, traduzione in lingua classica della polifora gotica. In centro storico l’architetto disegnò, inoltre moltissimi palazzi, tra cui Palazzo Chiericati, Valmarana, Barbaran da Porto e Thiene-Bonin, tutti con l’inconfondibile monumentalità classicheggiante tipica di Palladio.

A Vicenza, infine, non poteva non realizzare ville, come Villa Thiene e la famosissima Rotonda, che rappresenta il modello ideale dell’architettura palladiana, con la sua pianta centrale e simmetrica sui quattro assi. Sicuramente, una delle opere più scenografiche è il Teatro Olimpico, in cui Palladio ricostruisce il teatro romano con precisione archeologica.

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